Radice di -1

di Mario "OiPaz" Corsolini


Sottotitolo:
Storia e gloria della vita, delle gesta e delle opinioni del Sublime Leunardo I, Superno Eptarca dello Scisso Impero di Apirotracia.

Egli è esistito.

Ciò implica, necessariamente, a mo' di corollario, che Egli nacque, Egli visse e (forse) Egli morì. Niente invece ci è dato sapere al riguardo di una eventuale resurrezione.

È stata azzardata anche l'ipotesi che Egli fosse una entità in qualche modo astratta. Punto di uno spazio funzionale. Autorevoli operatori integro-differenziali, dalle non confermate referenze, hanno sostenuto la loro invarianza sulla di Lui Augusta (ma, ahimé, in questa contingenza Angusta) Persona. Illazioni. Degne del rispetto che si suole concedere agli scopini da ritirata, altrove detti scatizzolamerda. Lievemente scosso dai turbinanti pensieri del Suo infaticabile intelletto, non più subordinato alle rigide leggi della logica Aristotelica, con gesto volitivo di eburnea crudeltà, Egli intraprese il tristo onere della propria autoapologetica. Ma, prima di riportare le di Lui celebrate memorie, mi sia concesso, in qualità di umile amanuense, infimo elemento terminale della ruota delle avversità che costituisce il fulcro di questo nostro (anzi, vostro, io nulla ci voglio avere a che fare con le vostre folli allucinazioni che osate interpretare come "vita") mondo moderno, inguaribilmente corrotto e putrefatto nei valori, nelle credenze e nella morale, di rammentare ai lettori, quei pochi che rimangono in questo infame gorgogliare catodico che oggidì invade le nostre (anzi, di nuovo, vostre) essenze, che, nonostante le truci apparenze, non ancora tutto è perduto per chi volesse perseverare nella ardua strada della redenzione e della purificazione: la mia speranza, riposta e segreta, è che le brevi note che la mia mano va duplicando per la conoscenza dei posteri, possano in qualche recondita maniera aiutare gli improbabili volenterosi, quei cavalieri della virtù che vanno ormai scomparendo anche dai miei sogni, sempre più rari, disillusi e sconsolati.

Altri, prima di me, azzardarono l'ardita strada del rifiuto del profitto. Laonde nulla si seppe del truculento destino riservato alle loro infamate spoglie, so quale fine mi attende. Che le ispirate righe che aprono questa modesta prefazione mi possano fungere da doloroso, ma gradito, epitaffio.


Quanto segue è tratto dai Diari Postumi del Sublime Leunardo I, Superno Eptarca dello Scisso Impero di Apirotracia, alias W. W. Smith [Howard F. Press, NeoNuova Firenze - Septimus, 14916 Long Era]. Il testo è stato fedelmente riportato, con l'unica differenza che, evidentemente essendo inizialmente inteso per un utilizzo privato, questo era originariamente vergato in prima persona singolare. Onde restituire il giusto peso ed onore al nobile Autore si è creduto opportuno l'introdurre un più congruo Plurale Maiestatico.
Parla il Sublime Leunardo I, Superno Eptarca dello Scisso Impero di Apirotracia:




[...] In queste pagine si disquisirà dell'Essenza di Dio. Il titolo che Noi abbiamo stabilito è:


[Titolo!]
ovvero

Tractatus Mathematico-Theologicus.

Giacché la miserrima condizione delle vostre minime menti concepire non potrebbe la Verità ove questa fosse direttamente elargitavi, ricorreremo, come altri fece prima di Noi, alla metafora narrativa, alla parabola. La lettura dovrebbe essere intrapresa nel più rigoroso e meditativo silenzio. Al più sarà tollerato e concesso l'ascolto in sottofondo di De Temporum Fine Comoedia [C. Orff] o, meglio ancora, di Sarah Was Ninety Years Old [A. Pärt]. Anuttara Samyak Sambodhi.

Oggi compiamo 100 secoli esatti.

Questa sera Ci uccideremo.

Non che si amino le morti plateali, o le date "altamente significanti". Niente di tutto questo. Nella Nostra lunga vita abbiamo sperimentato diverse morti, alcune eccitanti, altre meno. Ma la Nostra ultima morte sarà quieta, placida, banale. Speriamo solo che, per questa volta, Ci lascino morire in pace. In fondo basta che quelli dell'Uroboro non scoprano il trucchetto dell'asse temporale immaginario per evitare una ennesima, tediosa, indesiderata resurrezione.

Ci terminiamo, quindi, principalmente per tre motivi. In ordine di importanza: 1) I Nostri Diari occupano oramai 6 stanze della Nostra villa. Non sappiamo più dove infilarli, non abbiamo intenzione di smettere di scriverli e men che mai abbiamo intenzione di dettarli ad un computer. 2) Siamo stufi: da 800 anni non Ci succede più di emozionarci o stupirci per qualcosa o qualcuno. 3) Anche l'ultima delle Nostre conversioni non ha fruttato alcunché.

Riguardo a quest'ultimo punto vorremmo precisare qualcosa: diversi secoli or sono, nella Nostra smania di addentare la vita in tutte le sue forme anche estreme, vollimo darCi (chi l'avrebbe potuto mai dire!) persino alla religione. Conserviamo ancora, a mo' di prova, l'augusto titolo di Gran Sacerdote Supremo dell'Unico Dio in Tutti i Suoi Aspetti e Arbitro in Cielo e in Terra. Dopo varie esperienze ascetiche e mistiche (abbiamo lo stomaco d'acciaio temperato, Noi!) vollimo sperimentare anche la ricerca degli attributi divini. Uno di questi, tra i Nostri prediletti, era il sistema comunicativo di Dio.

Partivamo da un assioma fondamentale: tutto in Dio deve essere necessario, totale, perfetto.

Non era quindi possibile che Dio potesse pronunciare una parola, una frase: l'atto di pronunciare UNA parola avrebbe escluso, di fatto, la pronunciazione di tutte le altre. Ciò avrebbe limitato la totalità del messaggio divino. Quindi Ci rimanevano due sole ipotesi: o Dio è assolutamente muto, assolutamente chiuso in se stesso, per non insozzare la sua perfezione, come si suol dire, pensante Se Stesso pensante, o Egli, in una Divina farragine verbale, pronunciava contemporaneamente tutte le parole, tutti i suoni, in tutte le lingue, in tutte le possibili combinazioni, come se tutti i Libri della Biblioteca di Babele venissero letti nello stesso istante, riempiendo l'aria di tutti i significati e i significanti possibili.

La prima ipotesi cade contro un argomento semplicissimo: la nostra esistenza. Non essendo essa necessaria e perfetta, ed essendo quindi basata, fondata, emanata, sorretta da un essere Necessario e Perfetto, essa rappresenta già di per sé un elemento di imperfezione (che ancora non riusciamo a giustificare, neanche in virtù dei Lamed Wufniks), almeno all'apparenza, della Divina Essenza: per il fatto stesso che l'Universo esiste, deve essere stato creato e una creazione non può avvenire senza una qualche forma di comunicazione tra il Demiurgo e l'Oggetto Creato. Quindi Dio almeno una volta ha "parlato", e questo esclude l'eterno mutismo.

Anche l'altra ipotesi, tuttavia, pone delle difficoltà: innanzitutto se eliminiamo l'Eterno mutismo dobbiamo affermare l'Eterno Sproloquiare. Se infatti Dio smettesse ogni tanto di parlare il motivo dell'interruzione, l'interruzione stessa e il motivo della ripresa non sarebbero mai Totali, Definitivi, Necessari, Perfetti. Inoltre se esistessero periodi di Silenzio e periodi di Comunicazione distinti si creerebbe una molteplicità ingiustificata, e come sappiamo il Molteplice, il NON-UNO, non può essere perfetto, proprio perché nel molteplice ogni elemento si distingue dagli altri in base a discriminazioni qualitative e/o quantitative, e quindi anche supponendo che il Molteplice nel suo insieme sia perfetto, non potrebbero esserlo i singoli elementi che lo compongono. Se lo fossero non vi sarebbe alcuna differenza tra di loro, e quindi il Molteplice si ridurrebbe all'UNO.

Dio dovrebbe quindi dire tutto in tutti i momenti dell'Eternità. E questo vuol dire, istante per istante, affermare A e NON-A, e tutte le proposizioni X tali che possano trovare collocazione in una scala graduata gerarchica infinita che vada da A a NON-A. Il che equivale, facendo la somma, a NON DIRE ASSOLUTAMENTE NIENTE.

Dopo aver escluso l'ipotesi di un Dio Muto Ci accorgiamo dunque che, se anche parlasse, il risultato cambierebbe di assai poco: esso sarebbe ugualmente un Dio Muto non potendo comunicare assolutamente niente, poiché comunicherebbe Tutto e sappiamo che ciò equivale a NIENTE.

Giunti a questo punto il problema poteva dirsi in stallo, dato che l'unica soluzione plausibile (il Mutismo Divino) andava scartata sulla base dei banali ragionamenti creazionistici. Così Ci dedicammo, un po' per diversivo, un po' per prendere ispirazione da altre vie, ad un problema collaterale: supposto che Dio comunichi in una qualche maniera (poiché in fondo QUESTO è da dimostrare), quale è questa qualche maniera? In altre parole: come parla Dio? Di nuovo l'Assioma della Perfezione Divina voleva che il Suo mezzo comunicativo fosse Universale, Totale. Erano dunque escluse in partenza le onde sonore, le quali non solo necessitano di un mezzo attraverso il quale propagarsi e al di fuori del quale non possono esistere (...nel vuoto Dio non potrebbe parlare!), ma che pongono problemi di modulazione, frequenza, intensità e timbro che non possono essere superati nell'ottica della perfezione. Inoltre le onde si propagano a velocità finita ed è inconcepibile che, una volta che Dio abbia parlato, esistano porzioni di Universo che non siano ancora state raggiunte dal Divino Verbo. Codice di trasmissione e velocità danno problemi anche per le onde elettromagnetiche: un codice abbastanza universale potrebbe essere una modulazione binaria (il sistema numerico più semplice e fondamentale di tutti) di quanti elettromagnetici della lunghezza d'onda, per esempio, dello spettro di emissione dell'idrogeno, ma anche in questo caso si costringerebbe Dio a parlare tramite un codice imposto non direttamente sa Se Stesso, ma dalle proprietà indirette dell'Universo da Lui creato. E permarrebbe sempre il problema velocità.

In definitiva, considerando bene la situazione, Ci rendemmo conto che NON ESISTE, all'interno del nostro Universo relativistico-quantistico, NESSUN MODELLO COMUNICATIVO ESENTE DA RESTRIZIONI CONVENZIONALI SIMBOLOGICHE E FISICHE. Il linguaggio divino, come tale, deve avere la stessa natura di Dio; resta da scoprire quale sia questa natura.

Naturalmente essa non può essere né relativistica (Dio è Assoluto) né quantistica (non si possono porre limiti numerici finiti alle Possibilità di Dio), quindi Dio esiste su di un piano diverso da quello dell'Universo da Lui creato.

A questo punto si deve considerare che l'Universo (Sistema Chiuso) è stato creato direttamente da Dio (altro Sistema Necessariamente Chiuso), dunque l'universo DEVE contenere una quantità di informazione inferiore a quella del Sistema suo Creatore, questo è lapalissiano, ciò che è importante è il rendersi conto del fatto che Dio HA VOLUTO creare un Universo Quantistico. Questa era una maniera (chissà... magari l'unica!) per creare qualcosa che, contenendo una quantita iniziale di informazione financo minima, infinitesimale (rispetto a quella infinita di Dio), potesse fornire infinite possibilità di sviluppo e evoluzione, e dunque contenendo in nuce informazione infinita (pari a quella Divina) anche a dispetto del limite di Bekenstein.

Questo, naturalmente, non considerando il solo nostro Universo che, nella sua limitatezza non può certamente avere pretese di totalità, ma considerando il Metauniverso (Multiverso?) formato da tutti gli Infiniti Universi Possibili. Questo è il nocciolo della questione.

Dio ha creato un Sistema Chiuso Limitato che contiene in sé l'Infinito, il Tutto, pur rimanendo abbastanza coerente e "significativo".

Giunti a questo punto venne il Satori, il superamento di quel minimo ma subdolo gradino che Ci fece, d'un tratto, capire, che Ci fece fondere le conseguenze tratte e non tratte dalle Nostre speculazioni in una risposta unica, non-contraddittoria, possibile, Necessaria: Dio, qualunque cosa sia, non è Muto.

Noi siamo le Sue parole. Le stelle che vedo nella notte le Sue proposizioni, le Galasie i Suoi periodi, ogni particella, ogni onda, sia essa reale, sia essa virtuale, le Sue lettere, i sistemi solari le Sue sillabe... la mia mano, quel tagliaunghie, l'acero del mio giardino, il mio computer, quella ex-zanzara, l'aria che respiro, l'inchiostro di questo scritto, le chiazze colorate della pelliccia di una tigre, il vuoto interstellare: Tutto è Comunicazione, ma non nel senso con il quale fino ad oggi avevamo inteso questa proposizione!

Tutto l'Universo, o meglio, tutto il Metauniverso fa parte, È, un UNICO discorso Divino, che si snoda incessante in tutte le possibili combinazioni dell'Infinito, che comprende ognuno degli illimitati Aspetti Divini, che si protrae indefinitamente nel tempo, costante, ininterrotto, UNICO, Totale, Definitivo...

Il reale, il virtuale, il parallelo, tutto è Parola di Dio. Dio non è nel reale, Dio AFFERMA il reale. La Sua essenza rimane inconoscibile, ma la Sua parola siamo tutti noi e quanto ci circonda. La Nostra esistenza è giustificata. Noi siamo il frutto del bisogno di comunicare di un Dio, del Suo bisogno di comunicare s Se Stesso la Dua Infinità.

Da qui il crollo di ogni religione, di ogni metafisica, di ogni mistica.

Che essa si chiami Cristianesimo, Idealismo, Astrologia, Islamismo, Alchemia, Bogomilismo, Ultramessanesimo... rimanevano, in parte superstiti, forse, aperte le vie del Tao, dello Zen da un lato, dall'altro quelle della Gnoseologia, dell'Analisi Logica... Analisi Logica... Analisi Logica!!!

Nella Nostra ricerca Noi abbiamo seguito i criteri dell Logica, cercando di rispettarne i principi, se non altro di quella aristotelica.

Ma cosa è la Logica? Cosa?

Anche scandagliando il più a fondo possibile, anche ricercando i principi primi più semplici possibile, la Logica sarà sempre comandata da fondamenta assiomatiche intuitive, indimostrabili.

Che vuol dire questo? Significa che la Logica è retta da postulati difiniti tali da esseri limitati, che determinati dalle loro limitate esperienze fisiche e mentali, dalle loro limitate osservazioni di una limitata porzione di un limitato Universo, le leggi che considerano Fondamentali!!!

Per quanto possiamo andare a fondo, risalire ai livelli primi, alle elementarità prime, la Logica conterrà instrinsecamente, endemicamente, una dose (immensa) di ristrettezza di fronte a Dio. Egli non segue alcuna Logica, Egli Crea le Logiche che noi seguiamo, Egli CREA le nostre semioriche, le nostre simbologie...

Tutto quanto si possa mai asserire (tutto quanto Noi abbiamo testé asserito) ha la stessa probabilità di essere vero quanto di essere falso, sempre che verità e falsità esistano.

Mentre scriviamo queste Nostre ultime parole siamo nel Nostro giardino; stiamo per alzare la penna dal foglio quando il tavolo, trasformandosi in uno pterodattilo, annuncia: "THE END". In seguito riacquistò le sue solide gambe in palissandro. Al che Noi protestammo con un amico non ancora nato che il Nostro tavolo era in ebano, e lui, gelido: "SE SPOSTO UNO FACCIO UNA DIFFERENZA DI DUE". Ciò ci turbò assai e due paia di lunghi e gioiosi baffi crebbero sulle Nostre pinne caudali, mentre il nostro orologio da caviglia si buscava un sonoro raffreddore coi fiocchi d'avena. Ma il radiatore, spazientito, andandosi a suicidare nella fontana ascensionale, ribadì:

THE END