Hydro II

di Gianni Sarti



Chiuso dentro questo laboratorio come una delle cavie nella sonda in orbita su Hydro II.
Sono più di settantadue ore, puzzo di sudore come un macaco rhesus; e ancora niente.
Certo, nessuno si era aspettato di trovare di là dei simpatici vicini di casa a fare ciao ciao con la manina verde, però la speranza di vedere qualcosa alzare una testa e fissare la telecamera non si può uccidere neanche con la lobotomia della corteccia parietale.
Settantadue ore a fare bip bip.
Quattro anni per la laurea di biologia. Diciamo pure cinque, un anno l'ho perso con quel mammifero con gli occhi azzurri, correndole dietro per acquisire dei diritti sul suo abusato apparato riproduttivo.
Sei anni per la laurea in informatica. La matematica è troppo digitale per chi ha fatto la gavetta con le scienze biologiche, e poi c'è stato il lavoro a rallentare gli esami.
Due anni a spasso, lavoricchiando qua e là e tentando concorsi su concorsi.
Settantadue ore qui, davanti a questo terminale a sperare che tra un bip e l'altro qualcosa di vivo si lasci fare un primo piano. Tredici anni e settantadue ore.
Senza contare che sono qui da cinque anni alla NASA, quattro dei quali passati a creare programmi di gestione economica che qualunque ragazzetto avrebbe saputo fare meglio di me.
Ma non posso lamentarmi; in fondo quella sonda aspetta questo momento da molto più di me, da ventisette anni e tre mesi... Ha attraversato il vuoto dello spazio ad una velocità così folle che neanche la fantasia umana riesce a corrergli dietro, è entrata nel sistema di -Hydro cadendo in orbita sul secondo pianeta solo settantadue ore fa, e piano piano l'orbita si fa eccentrica, il perigeo sempre più vicino al pianeta e l'apogeo sempre più lontano, come fosse appesa a un elastico, e io qui con questi altri disgraziati ad aspettare a ogni giro le immagini sempre più nitide della superficie del pianeta, dei crateri dell'unica luna ovale, ad aspettare che i nostri sogni appaiano sui monitor.
Ognuno ha un monitor: ognuno ha una funzione. C'è chi controlla l'atmosfera, chi la stella -Hydro, chi la composizione del terreno. Io controllo le forme di vita eventualmente presenti.
Eventualmente. Bella parola. Sinora solo coste deserte e frastagliate, simili ad un insieme di Mandelbrot, tra terra e oceano.
Terra. Macché terra. Hydro II è una palla di silicati, i geologi dicono che mentre si stava ancora raffreddando, -Hydro, la stella, è esplosa in una supernova e l'ha avvolta di ioni di plasma, una temperatura di milioni di gradi: il pianeta s'è cristallizzato del tutto, il silicio ha creato sabbia di vetro e cristallo, e quella palla di fango è diventata una sfera di cristallo trasparente. Fantastico, no? Un evento unico nell'Universo, ai limiti della gaussiana probabilistica delle casualità.
Poi la temperatura s'è abbassata in due settimane, forse tre, e tutta l'acqua intrappolata e quindi non evaporata è uscita dalla crosta silicea grazie al calore e ha formato l'immenso oceano che copre metà del globo. Risultato: un pianeta vicino a una stella ormai stabile e ancora calda, con atmosfera di ossigeno, silicati e azoto e una composizione terrestre dove predominano il silicio, l'ossigeno e l'idrogeno. Come la Terra, ma col carbonio sostituito dal silicio. Un piccolo saltino sulla tavola di Mendelev, un grappoletto di protoni e elettroni in più. Quindi niente glucidi, né protidi o lipidi, neanche acidi nucleici, idrocarburi o ormoni. Se proprio la vita ha alitato su quel miracolo, deve averlo fatto con basi del tutto diverse -ma equivalenti!- alle nostre. E io, con la laurea in informatica e quella in biologia, sono stato scelto per dare un'occhiata a cosa striscia su quella palla di cristallo.
Mostri tentacolati di viscido silicato, con emoglobina rossa come la nostra composta da molecole aliene. Distese di vermi senzienti dai poteri telepatici abbagliati da -Hydro che tramonta dietro le colline trasparenti. Amebe traslucide che lottando nell'acqua cristallina per un boccone di vetro consumato dall'oceano.
No, solo sogni... E agli scienziati è proibito sognare. Una forma di vita intelligente deve avere il pollice opponibile, un apparato sensoriale per comunicare con il mondo esterno, un apparato riproduttivo sessuato e gametico, un'innata abilità nel manipolare gli oggetti, un apparato efficiente per la locomozione, un sistema nervoso centrale ipersviluppato. Ecco scartate dalla lista piovre, vermi e amebe.
Ma d'altronde ho inviato tramite la sonda messaggi binari su gran parte delle frequenze d'onda, senza prediligere lo spettro visibile più delle onde corte o dei raggi X, e nessuno ha risposto; ciò è una doccia fredda per i miei sogni. Settantadue ore per vedere sfumare...
Il monitor, ecco!, ora la sonda si sta avvicinando. Non l'ho detto? Si chiama Mayflower. Si sta avvicinando, ecco inquadrata la luna di Hydro II: porta ancora i segni dell'esplosione, metà è calcinata dal calore e metà no, come se una gigantesca bomboletta spray di vernice bianca l'avesse spruzzata su un solo lato, lasciando quello in ombra tale e quale a prima... Paragone non molto dissimile dalla realtà. Ha una forma oblunga, come di un fuso, è grande una volta e mezza la luna terrestre, deve provocare maree notevoli sul pianeta. Comunque sulla luna non c'è atmosfera, solo poche molecole d'idrogeno, quindi inutile cercarvi la vita.
Ecco che esce dall'angolo di ripresa della telecamera, slittando fuori dal monitor.
Un attimo, e... Il pianeta. Eccolo. Vedo nubi di vapore acqueo simile al nostro, sull'emisfero Nord piove. Ci sono segni luminosi: la prima volta che sono stati notati abbiamo pensato subito a città illuminate, ma poi al secondo passaggio si sono rivelati vulcani enormi in perenne eruzione. Strana disposizione per quei sei vulcani: uno sul polo Nord e uno sul polo Sud, a 180 gradi l'uno dall'altro, e gli altri quattro disposti lungo l'equatore, a 90 gradi tra di loro; unendoli insieme si ottengono tutti angoli di 90, come se il pianeta fosse un cubo e loro stessero ognuno al centro di una faccia del cubo. Quattro sono sul continente e due su atolli vulcanici nell'oceano. E sono tutti in funzione contemporaneamente.
La sonda sta sorvolando una zona priva di nubi; vedere il pianeta da qui è uno spettacolo unico. Una sfera di cristallo, rocce trasparenti, oceani trasparenti, si nota il fuoco rosso che brucia al centro del pianeta e le sei lingue di roccia fusa, fuoco liquido, che come vene luminescenti mettono in comunicazione il ribollente nucleo planetario con i sei vulcani.
Fantastico.
Ma vita, niente.
La sonda è appena a duemila metri, abbastanza lenta per le riprese ma abbastanza veloce per sfuggire ancora alla gravità del pianeta.
Pianure di cristallo sterminate, macchie rossastre informi probabilmente dovute ai riflessi del fuoco al centro del pianeta che si rifrange sino alla superficie. Monti velati all'orizzonte, sembra di scorgere le cime imbiancate di neve.
Il loro sole è un disco rosso cinque volte più grande del nostro Sole visto dalla Terra. è al tramonto rispetto alla sonda, ma un tramonto su Hydro II dura ore: il loro giorno è composto da cinquantasei ore e diciassette minuti. Ha una rotazione che pone l'equatore parallelo all'eclittica, così il sole passa sempre allo zenit per chi vive all'equatore, e non ci sono stagioni.
Sonda a mille metri, le macchie rosse non sono riflessi! Sono cose simili a vegetali sulla superficie del pianeta, sono azzurri, il colore rosso è dato dal bagliore del centro del pianeta che si rifrange sotto di loro! Richiedo un esame spettrografico dettagliato, la stampante ticchetta, e non solo la mia stampante: tutta la sala è in agitazione, tutti stanno osservando, misurando, registrando, elaborando i dati della Mayflower.
Laggiù, un grande fiume, la sonda ne segue il corso. Acqua limpida, registro gli echi sonar di oggetti in movimento, agli infrarossi ecco delinearsi una fauna ittica a sangue caldo!, grossi pesci in branco che risalgono la corrente, e...
Oh, Dio...
Sulla riva del fiume, è... è... Echi radar, analisi strutturale, ricerca di fonti termiche sul range 30-40 gradi centigradi, rilevamento tridimensionale, subito!
È...
Un'allucinazione, uno spettro! Eppure il monitor non può mentire: è...
Un castello! Una struttura di cristallo intagliato in pietre, con torri, merli e finestre! Cinquecento metri, s'avvicina a velocità folle, la struttura è sempre più particolareggiata, è bellissimo, ci sono decorazioni in avorio bianco e un ponte levatoio, c'è un fossato intorno e alberi in lontananza, alberi azzurri e viola, i raggi di Hydro II all'orizzonte giocano su quei cristalli rifrangendosi in un'iride perfetta, circondano la struttura più tipicamente fiabesca che medioevale in un'aura di colori puri e di luce che sembra emanare dalle pietre stesse...
I dati dello spettrometro sono senza senso, ordino la ricerca di oggetti in movimento...
Duecento metri... La sonda vola come un lampo per non schiantarsi, vorrei poterla congelare per un tempo infinito...
Il fiume comunica con un fossato, il ponte levatoio, alzato, è viola come i tronchi degli alberi, le decorazioni sono sinuose e incomprensibili...
Cento metri...
La planimetria mostra recinto di mura esterne e villaggio-roccaforte interno, i giochi di luce sono indescrivibili, cerco nell'infrarosso corpi caldi di esseri vivi...
Quasi lo zenit, eccolo, ECCOLO, davanti al castello, su un quadrupede di struttura equina ma grande due volte tanto, uno di quegli esseri! è immobile, divino, eburneo, pallido, anzi diafano, il suo volto non ha lineamenti ma si volta a seguire la sonda, è fantastico, ha dietro le spalle due grandi strutture osseomembranose più scure ripiegate, cavalca il suo destriero con una dignità inumana, due braccia, due gambe, solleva un braccio...
Passato lo zenit... I riflessi di luce accecano la telecamera sempre più danneggiata dall'atmosfera, ci stiamo allontanando, ma l'ho visto! Un altro giro ancora poi la sonda si libererà dello scudo esterno bruciato dall'attrito e atterrerà sul pianeta e potremo comunicare con quegli esseri paradisiaci, ancora poche ore, ...Ma il riverbero è eccessivo, tutto il pianeta rifrange la luce di -Hydro che ora per noi è sotto l'orizzonte, scomponendola in raggi di lucentezza pura, bande rosse, blu, viola saturano il monitor, proprio ora!, e ci stiamo allontanando, il loro sole è quasi sul lato opposto del pianeta rispetto alla Mayflower, i raggi luminosi si condensano sulla sonda come proiettili, prego che non danneggino la telecamera, non ora, no! NO!
Silenzio.
Improvvisamente, panico. Si urlano richieste d'informazioni, c'è un annaspare telefonico, un frenetico confrontare dati, si gridano bestemmie e invocazioni di fare presto.
Tutti i monitor erano diventati bianchi, saturi di luce, e poi, ecco, più niente, solo il formicolio di uno schermo collegato a niente.
Non ho bisogno di chiedere informazioni. L'esperto in informatica sono io. L'intero pianeta s'è comportato come una lente, convergendo i raggi di -Hydro sul punto esatto dov'è transitata la Mayflower. Concentrando i raggi del Sole con una semplice lente d'ingrandimento si può incendiare un pezzo di carta, da bambino chi non l'ha fatto? Concentrando i raggi di -Hydro attraverso un intero pianeta di cristallo ciò che si sviluppa non è solo fuoco. è un potere disintegrativo al di là di ogni immaginazione. E la sonda era nel punto di fuoco.
Disintegrata.
Per sempre.
Tanti anni di viaggio, tanti soldi e tanti sogni finiti letteralmente in fumo... E il sovraccarico di dati negli ultimi minuti, poi l'improvviso esplodere della sonda... Troppi dati, così vicini ad un'emergenza...
Conosco quei computer in sala, conosco il loro comportamento, tutti i dati dell'ultimo giro sono andati irrimediabilmente distrutti. Il castello, le piante, l'aura di colori...
Distrutti.
Strano, non credevo che agli scienziati fosse permesso piangere, eppure questo liquido salato che cola giù sulle mie guance sembrerebbe proprio una lacrima.
Tutto distrutto.
Tutto inutile.
No, inutile no. L'ho potuto vedere per un attimo su quel cavallo maestoso, e non lo dimenticherò mai, come potrei? Sulla pianura di cristallo davanti al castello, c'era quell'angelo, e ci ha salutati alzando una mano nel gesto più umano che abbia mai visto.
Non può essere inutile.


Alto Tradimento #6
Prima CopertinaFiaba della Buonanotte [1]